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FRANCESCA D’ANGELI/ ANTROPOLOGIA MEDICA La Kangaroo Mother Care./ Storia di un metodo tra corporeità e tecnologia PUBBLICATO IL 16/10/2010 RIVISTA DI SCIENZE SOCIALI

Nascere oggi non è più solo un fatto biologico e nel momento in cui si volge lo sguardo sulle dinamicità biologiche che caratterizzano l’evento della nascita e il crescere, in buona salute, di una persona umana è necessario guardare più lontano. Il presente lavoro intende porre alcuni spunti di riflessione sull’esperienza umana del nascere analizzata a partire dall’idea che esista uno stretto rapporto tra il concetto di tecnologia e quello di corporeità.

Ogni persona è un’unità corporeo-spirituale la cui struttura di corporeità gli permette di essere l’autore di attività specificamente umane. Tramite la corporeità, quale espressione specifica d’interiorità, l’umano si svela a se stesso e agli altri e all’interno delle attività quotidiane il corpo esplicita la persona, presentando il suo potenziale per mezzo della materialità corporea umana . Se consideriamo l’incorporazione, come fa Thomas J. Csordas , quale condizione esistenziale dove il corpo si configura come fonte soggettiva e come terreno intersoggettivo dell’esperienza, allora gli studi inclusi sotto la rubrica “incorporazione” si prefigurano come elaborazioni che non riguardano più soltanto il corpo in sé, ma la cultura e l’esperienza quali aspetti che possono essere intesi dal punto di vista dell’essere nel mondo corporeo.

In tale ambito si colloca il tentativo di analizzare le straordinarie possibilità offerte dal corpo umano in relazione all’esperienza del nascere, indipendentemente dal contesto culturale in cui tale esperienza ha luogo. Porre, nella prospettiva più alta il problema “della nascita” permette, così, di riflettere sul corpo umano come fonte di esperienza in relazione alle sue possibilità d’uso. La nascita di un individuo – quale evento atteso in ogni cultura – ha, infatti, come condizione di possibilità un particolare modo di abitare il mondo, in quanto essere corporeo.

Spesso, tuttavia, l’evento atteso (per motivi che possono variare da caso a caso) sopraggiunge in modalità non aspettata, concludendosi con un parto pre-termine o con un parto a termine con neonato di basso peso. Nelle aziende ospedaliere dei paesi sviluppati tali eventualità sono fronteggiate dal personale sanitario ricorrendo all’utilizzo della macchina incubatrice, quale tradizionale risposta tecnologica in grado di assicurare al neonato calore costante, evitando dispersione termica.

Tale tecnologia è, tuttavia, difficilmente accessibile nei paesi in via di sviluppo e anche in quei contesti locali dove questa è presente il numero di apparecchiature è, spesso, così esiguo da costringere il personale medico a collocare, per un periodo più o meno lungo di tempo, più neonati in una sola incubatrice; con un rischio elevato di infezioni incrociate ed elevati casi di abbandono materno, che legittimano l’esistenza di prognosi negative.

Da qui la domanda e se il corpo umano funzionasse come una incubatrice? Se il corpo, in particolare il corpo materno, si presentasse al mondo medico come una tecnologia efficace per i nati pre-termine o con basso peso? Capace di far fronte, validamente, alle esigenze del neonato e di migliorarne lo stato di salute, al pari e per certi aspetti di umanità superiore alla tecnologia della termoculla?

Si apre con questi interrogativi una prospettiva altra che permette di non limitare il corpo a puro luogo di esperienza ma di osservarlo come mezzo capace di veicolare salute e attivare processi di salvaguardia della stessa .

In tale direzione la Kangaroo Mother Care, quale metodologia di uso del corpo materno come alternativa all’uso delle incubatrici – per i nati pre-termine o di basso peso – si prospetta, in ambito sanitario, come innovazione capace di sostituire le tradizionali tecnologie utilizzando il corpo umano come strumento efficace di cura neonatale.

La Kangaroo Mother Care sradica, di fatto, il mito generale secondo cui si possa arrivare ad un miglioramento della mortalità neonatale solo attraverso personale superspecializzato o facendo ricorso a tecnologie sofisticate che alimentano il mito razionale dell’ipertecnicismo e l’equivalenza falsa tra tecnologia costosa/tecnologia efficace.

Privilegiando l’uso del corpo tale metodica si pone come approccio ponderato nei confronti dell’alta tecnologia applicata alla sanità, ai fini di un miglioramento delle condizioni cliniche dei nati pre-termine e con basso peso alla nascita.

La Kangaroo Mother Care nasce, storicamente, in Colombia sul finire degli anni ’70, non solo come alternativa alla pratica poco umana di separare i neonati pre-termine e di basso peso dalle loro mamme al momento della nascita ma, anche, come risposta pragmatica ad una situazione particolarmente critica di sovraffollamento dei reparti di neonatologia, caratterizzati da limitate risorse tecnologiche, da elevati tassi di mortalità e da infezioni incrociate che contribuivano a peggiorarne la prognosi.

La metodologia ricalca la storia delle Madri Canguro prendendo spunto dal particolare modo che hanno i canguri per mettere al mondo i loro piccoli.

“Il cangurino nasce alla sesta settimana di gestazione quando fuoriesce dal canale del parto per introdursi nel marsupio dove, il cucciolo di appena 12 centimetri di lunghezza, trova tutto quello di cui ha bisogno per sopravvivere e crescere: latte, protezione e calore costante.

Se i nati sono più di uno e sono venuti alla luce con qualche giorno di differenza mamma canguro, tenendo conto anche di questo, provvede a produrre latte di differente composizione, la più adatta a ciascuno dei piccoli.

A partire dal sesto mese il cangurino comincia a fare qualche prudente esplorazione del mondo circostante per poi tornare nella casa madre ove vi resterà fino al primo compleanno, quando sarà maturo per tentare la sorte del mondo. Mamma canguro, insomma, è una fantastica incubatrice naturale! ”

Nel settembre del 1979 i primi a cogliere la singolare analogia furono il dottor Héctor Martìnez Gòmez ed il dottor Edgar Rey Sanabria, da anni attivi all’interno dell’Istituto per la Maternità e l’Infanzia di Bogotà in Colombia e da sempre alla prese con i problemi dei nati pretermine e dei neonati con basso peso alla nascita .

Dalla situazione di crisi si originò la domanda: e se le mamme umane facessero come i canguri? L’interrogativo portò all’ipotesi iniziale del “Programma Canguro” e alla modificazione del tradizionale metodo per la cura dei neonati pre-termine o con basso peso alla nascita.

L’esigenza di ricorrere ad una metodologia alternativa si rendeva indispensabile considerando che in Colombia, durante il periodo ‘77-’84, il tasso medio di mortalità per tutti i neonati era del 52% ogni mille nati vivi (Diaz e Bellman, 1984).

Secondo le statistiche ospedaliere , prima che cominciasse il Programma Canguro, non era sopravvissuto nessun bambino il cui peso alla nascita era al di sotto dei 1.000 grammi, mentre, sopravviveva il 35% nel gruppo tra 1.001 e 1.500 grammi e l’81% in quello tra i 1.501 e i 2.000 grammi (Martinez y Rey, 1983).

Alla fine degli anni ’70, i tassi di mortalità dei bambini nati sottopeso erano considerati del tutto non accettabili.

La serietà della situazione, congiuntamente al desiderio di migliorare il tipo di attenzione verso questi soggetti di cura, ricorrendo a modalità più umane e scientifiche di trattamento, indussero lo staff dell’IMI a cercare nel “Programma Canguro” una adeguata soluzione

Inizialmente pensata come esperimento non controllato la Kangaroo Mother Care si poneva di fatto, come un’alternativa efficace rispetto all’uso eccessivo dell’alta tecnologia che – sostituendosi al corpo materno – faceva perdere di vista l’elemento umano del nascere, insostituibile per l’adeguato sviluppo fisico ed emotivo del neonato.

Il primo passo, necessario all’applicazione della metodologia, fu la sostituzione del latte artificiale con l’allattamento al seno. Le madri in grado di allattare i loro piccoli furono incoraggiate a stare quanto prima con loro e ad entrare in reparto con lo scopo di allattarli direttamente, per dare forma al legame madre/bambino.

Quando allattare al seno non era possibile veniva somministrato ai piccoli il latte delle loro madri o di altre mamme presenti nella struttura ospedaliera.

La riduzione delle infezioni, grazie agli anticorpi presenti nel latte, insieme al rafforzamento dell’affettuosa relazione tra madre e neonato, furono i principali benefici ottenuti con questa procedura.

Lo staff del programma identificò questi sforzi come la causa primaria dell’immediato abbassamento delle infezioni gastrointestinali nei bambini sottopeso, all’interno delle corsie del reparto di neonatologia.

Con la promozione dell’allattamento al seno nel reparto era stato introdotto uno dei principi a fondamento del programma e altri passi come la posizione canguro, l’importanza della corporeità per il contatto corporeo pelle a pelle e le visite di controllo, fatte come pazienti esterni, riconoscevano la madre, supportata dalla staff medico, come direttamente responsabile della cura del neonato.

Il mutamento più importante che la metodologia introdusse fu, tuttavia, quello di curare i neonati prematuri non più secondo il loro peso ma secondo le loro condizioni cliniche, cercando di arrivare ad una rapida dimissione dalla struttura ospedaliera. Completavano lo sviluppo del nuovo metodo una visita ambulatoriale dopo la dimissione dall’ospedale e la continuazione anche a casa della posizione canguro.

Ancora oggi, molti nati pre-termine sono curati con la Kangaroo Mother Care già a partire dal terzo giorno dopo la nascita e studi e ricerche scientifiche continuano a mettere in evidenza come il contatto pelle a pelle e la specifica collocazione del neonato sul corpo materno agiscano da stimolo alla produzione di latte e sulla capacità dei neonati, al di sotto dei 700 grammi, di mantenere costante la loro temperatura corporea non soffrendo di periodi di apnea.

La metodologia Mamma Canguro si configura, quindi, come importante modello di ratio costi-benefici e come tecnologia di uso ottimizzato del corpo; essa incide positivamente sul tasso di sopravvivenza dei nati prematuri e sulla loro qualità di vita, migliorandola notevolmente e riducendo il tasso di abbandono, così frequente in tali casi, specialmente nei paesi in via di sviluppo.

L’imprescindibile e continuo stimolo, tanto affettivo quanto fisico, fornito ai neonati migliora e garantisce il ritmo cardiaco e quello respiratorio. La voce materna, il suo emettere suoni come pure il contesto familiare rappresentano un incentivo importante in una prospettiva di sviluppo sia neurologico che cognitivo del neonato.

Attraverso il metodo è la madre, insieme ai dottori e al personale dell’ospedale, l’incaricata e la diretta responsabile della cura del piccolo ed è per tale motivo che la metodologia può essere interpretata non solo come un modello per ottenere un’attenzione sicura e umanizzata verso i soggetti di cura ma, anche, come tecnica che incoraggiando il legame madre/neonato, permette di ottenere tassi di sopravvivenza più alti e di conseguire una migliore qualità della vita.

Il metodo combinando ospedale, cura ambulatoriale e domestica, ottiene risultati migliori rispetto alla alternativa più costosa della prolungata ospedalizzazione.

La cura “mobile” a casa, attraverso l’uso del corpo, consente di non utilizzare monitor e dispositivi ad ultrasuoni e non usando le incubatrici si evitano infezioni di tipo ospedaliero, consentendo all’ospedale di ridurre l’uso dei medicinali, di altre forniture e servizi.

Gli obiettivi del metodo Mamma Canguro consistono dunque nell’ambire ad un miglioramento della prognosi e dello sviluppo dei neonati pre-termine e sottopeso, nell’incoraggiare quanto prima e se possibile immediatamente dopo la nascita, una stretta relazione tra madre e neonato, umanizzando la cura ospedaliera e la cura esterna dei neonati prematuri; riducendo i costi dell’ospedalizzazione e insegnando alle madri ad offrire ai loro piccoli la migliore cura possibile anche casa, mediante un uso più razionale delle risorse tecnologiche, specialmente se limitate .

A ragione basti pensare che negli Stati Uniti il costo stimato della cura in un unità di terapia intensiva, per neonati prematuri, varia approssimativamente da 3.000 a 5.000 $ al giorno , mentre, un trattamento analogo nei Paesi in via di sviluppo è stimato in circa 200 $ al giorno; il Programma in esame costa, al contrario, solo 4,60 $ per l’incontro in ospedale. Con il metodo Madre Canguro un neonato sottopeso lascia l’ospedale – previa assicurazione che il quadro clinico si presenti stabile – il prima possibile dopo la nascita.

Prima delle dimissioni dall’ospedale la madre partecipa ad un processo di adattamento ed istruzione in conformità con la metodologia del programma.

L’istruzione della madre e la cura della salute del piccolo continuano, naturalmente, anche dopo le dimissioni dall’ospedale, tramite visite le ambulatoriali.

Gli elementi fondamentali del Metodo Mamma Canguro sono, infatti, il pronto ritorno a casa del neonato in buone condizioni cliniche – indipendentemente dal peso – l’allattamento al seno quale unica fonte di nutrizione e di protezione durante il primo mese di vita, l’uso del corpo attraverso la posizione canguro per fornire calore, amore, stimolazione, tranquillità e sicurezza e la cura esterna per continuare la formazione della madre e per monitorare la crescita e lo sviluppo del piccolo.

Durante più di venti anni di applicazione del metodo mamma canguro, l’Istituto per la Maternità e l’Infanzia (IMI) di Bogotà ha, dunque, sviluppato una filosofia che differisce dai metodi tradizionali perché è la madre, supportata dell’ospedale e dallo lo staff medico, la principale responsabile della cura del neonato prematuro.

L’accesso al reparto di neonatologia, l’allattamento al seno e il contatto con il piccolo sono decisivi nella stimolazione della formazione di uno stretto legame che l’aiuta ad adottare e ad apprendere le tecniche della cura “canguro” per il piccolo.

L’aumento di peso registrato durante il primo anno di vita è di 4,5 volte superiore a quello annotato al momento alla nascita e la crescita, durante il primo anno, è di circa 28 cm e la circonferenza cefalica aumenta, in un anno, in media di circa 14,5 cm.

Per quanto concerne, invece, i benefici della posizione “Canguro” questi sono riscontrabili sia nella madre che nel bambino.

La posizione verticale protegge, infatti, i bambini dall’aspirazione bronchiale che è una delle cause più comuni di malattia e morte nei neonati sottopeso (fig. 1).

La continua vicinanza al seno materno stimola la produzione di latte che altrimenti sarebbe un problema frequente per le madri e i neonati sottopeso quando sono separati per lunghi periodi di tempo. I benefici sociologici dello stretto contatto fisico tra madre e figlio sono stati, viceversa, associati ad una diminuzione del problema dell’abbandono (Withelaw e Sleath, 1985; Martinez e Rey,1983). Risultati positivi sono stati dimostrati attraverso varie valutazioni condotte in diversi continenti.
I risultati mostrano che per un piccolo di 2.000 grammi vestito, in un luogo a temperatura ambiente, il contatto diretto pelle a pelle è migliore del calore fornito da una coperta termica, da una incubatrice, da un materasso ad acqua calda o da una speciale struttura d’argento. La prossimità tra madre e bambino è stata, per di più, associata ad un’assenza di grida che come è noto causano un ulteriore e addizionale dispendio energetico (Anderson, 1986).

La posizione canguro consente, inoltre, al piccolo di essere isolato dalle infezioni e alla madre di tenerlo sempre sotto stretto controllo. Le carezze della madre, la sua voce, i suoi versi, e perfino il battito cardiaco, sono fattori importanti per la stimolazione del neonato, per la sua respirazione e per la prevenzione della ricorrente apnea, comune nei nati prematuri. Repliche del metodo mamma canguro in altre città della Colombia ed in altri Paesi delle Americhe, dell’Europa e dell’Asia hanno consentito di adattarlo a differenti condizioni.

Ciò ha permesso lo sviluppo di studi prospettici per la misurazione oggettiva dei vantaggi e dei benefici del metodologia “mamma canguro”; con un’attenta valutazione della sicurezza del metodo sia in termini di mantenimento della temperatura corporea, di frequenza cardiaca e respiratoria, sia in termini di prevenzione della ricorrente apnea e dell’aspirazione bronchiale. Gli studi hanno, più di ogni altra cosa, convalidato l’importanza della costante stimolazione tramite il corpo, tramite il movimento, le carezze, i versi della voce, il canto e gli odori che il neonato riceve dalla madre.

Dal 1979 l’innovazione è stata riprodotta nella maggior parte dei Paesi Latino americani, in diversi paesi europei, in alcuni stati degli USA, in Asia e Africa. Il metodo è stato, inoltre, adottato in posti molto diversi come l’Istituto Nazionale per la Mamma e il Bambino di Lima, in Perù, al Soendeborg Hospital in Danimarca ed in Abania . Durante la 44° assemblea plenaria dell’OMS a Héctor Martìnez e Edgar Rey Sanabria è stato conferito il Premio Sasakawa per la medicina del 1991.
Il processo di allevare un bambino è sempre stato naturale e all’interno di questo parametro un programma canguro può essere messo a punto in accordo con i requisiti e le necessità di ogni luogo.

Ciò di cui si ha maggiormente bisogno è la volontà di guardare dal punto di vista socio-medico a qualcosa che la natura ha prodotto durante la storia degli esseri umani: una madre che dà la vita a suo figlio e che, supportata al personale sanitario, si assume la piena responsabilità di provvedere a lui e di metterlo in contatto con il mondo.

La Kangaroo Mother Care, permette di guardare al corpo e di assumerlo come strumento attivo di comunicazione tra madre e neonato.

Il corpo diviene, in questo modo, motore di azione sociale, veicolo di benessere psico-fisico nonchè luogo di esperienza, di elaborazione di conoscenza, attraverso cui può aver luogo ciò che Adriano Favole (2003) definisce “un informale processo di apprendimento”.

Il corpo è, dunque, possibile tecnologia in uso capace di diffondere efficacemente salute. Una tecnologia per dirsi appropriata non è, infatti, necessariamente costosa o sofisticata. Una tecnologia è adeguata nelle misura in cui è atta a migliorare le condizioni di salute e di vita delle popolazioni, ottimizzando le risorse a disposizione in un dato contesto locale.

Ogni tecnologia andrebbe, pertanto, pensata per essere il più fruibile possibile ai fini di un miglioramento della qualità della vita di ciascuna popolazione su ciascuna porzione del territorio.

La Kangaroo Mother Care si offre, oggi, al panorama sanitario come un approccio alternativo alle cure neonatali, figurando la possibilità di un uso ponderato della scienza tecnologica, in quanto capace di prendere in considerazione alternative valide ed efficaci, rispetto ai metodi di assistenza tradizionale ai nati pre-termine e di basso peso; tenendo conto di diverse dimensioni: sociale, culturale, intellettuale e non solamente degli aspetti tecnologico-economici.

Gli orizzonti della nostra inventività sono, ancora oggi, dominati da enormi istituzioni che erogano salute producendo servizi costosi, spesso poco fruibili in termini di accesso e possibilità da parte delle persone, mentre sarebbe, forse, più utile cercare la via della sopravvivenza in ambienti sociali e sanitari capaci di rispettare la naturalità, lasciando spazio ad una ingegnosità dell’essere umano che possa convivere, in modo pacifico, con la potenza meccanizzata.

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Gravidanza con gli oli essenziali

Nei nove mesi più interessanti del nostro percorso di vita dove nella successione dei cambiamenti biologici  si fanno spazio dentro di noi le emozioni con gli ormoni che la fanno da padrona, saper gestire, vivere, assaporare questo tempo in modo da far restare in noi un esperienza meravigliosa.
 
La dove si crea un disturbo emozionale o fisico giungono in sostegno gli oli essenziali, utilizzati con la massima cautela, ci aiutano in un infinità di piccoli disagi quotidiani. Mal di testa ,sbalzi di umore ecc…
 
Prima di tutto la scelta dell’olio essenziale. Deve essere un olio per uso alimentare, (NO ESSENZE che si utilizzano solo per diffusori ) tutto ciò che utilizziamo sulla nostra pelle entra nelle nostre cellule quindi molta attenzione alla scelta. Gli oli possono essere utilizzati sia puri che in diluizione in oli vettore.
In questo articolo adopererò solo oli adatti alla gravidanza e parto.
 
Oli utilizzabili in gravidanza  lavanda, neroli, mandarino diluiti con oli vettore
50ml di olio vettore  (olio di mandorle , olio di jojoba, oppure una crema con base neutra ) 10 gocce di olio essenziale di vostra scelta.
 
Oli essenziale di lavanda: rigenerante del sistema nervoso , calmante emozionale e per chi si sente giù di morale,  in caso di malinconia nervosismo,ansia, astenia, insonnia, irrequietezza, attacchi di panico, traumi psicologici. Bilancia tutti gli eccessi.
Ottimo per artriti,mialgie,eczema, ustioni.
 
Olio essenziale di neroli: protettivo delle emozioni del cuore, armonizza l’affettività, ottimo per chi soffre di insonnia e agitazione notturna. Rafforza la creatività, favorisce l’armonizzazione tra amore fisico e spirituale. Rimedio di pronto soccorso per riequilibrare lo stato d’animo in caso di traumi e incidenti.
Utilizzato in caso di emorroidi, varici, smagliature.
 
Olio essenziale al mandarino: ottimo per armonizzare la madre con il nascituro per sciogliere i nodi karmici, oli calmante e rilassante indicato per ansia ,nervosismo, stress.
Utilizzato in caso di ritenzione idrica e obesità, cicatrici.
 
oli essenziali per facilitare il parto salvia, cannella, si utilizzano per inalazione qualche goccia in un fazzoletto. Oppure diluito in oli vettore 30ml 8 gocce, massaggio perineale a partire dalla 37 settimana.
 
La mia esperienza in gravidanza con gli oli essenziali
… il famoso test positivo, gravidanza problematica fin dall’inizio con nausea e vomito, ormoni impazziti, che dire si prospettava uno spettacolo di periodo. Mmm… sbalzi d’umore , alterazione dell’olfatto diventata una donna segugio, mancanza totale di appetito.  Fortunatamente le conoscenze degli oli già erano insite in me, utilizzando fin dal principio gli oli essenziali ho trascorso tranquillamente i mesi successivi con una gestazione terminata alla 39 settimana, con un parto naturale. A tutt’oggi queste gocce mi accompagnano in ogni problema di vita.
 
Ulteriori informazioni e utilizzi sono da rimandare agli esperti in aromaterapia, sconsigliato il fai da te
                                                                                                Buttari Tiziana

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Reclusione, Depressione, Paura

Parola d’ordine   “ RESISTERE RESISTRE RESISTERE “

                                             Come difendersi in questo periodo storico così rovinoso ?

                     Come non cadere in uno stato depressivo che può ostacolare la nostra evoluzione di vita?

Respirare

Meditare

Pulire i pensieri

Nutrirsi con cibo fresco

Comunicare con comprensione

Creare un mondo interiore solido, dove ogni cosa può soltanto sfiorare la nostra essenza. Nutrire ogni cellula del nostro corpo , la mente e lo spirito. Non solo attraverso il cibo, ma tutte quelle forme di cibo con le quali interagiamo :  parole, pensieri, letture, informazioni social, tv , affetti familiari  ecc.

Saper gestire e scegliere tutto ciò è indispensabile

Usare la consapevolezza per scegliere il buon nutrimento

Cosa facciamo quando il nostro corpo è ferito?  Abbracciamo il nostro corpo , la nostra parte ferita. Cosi facendo alleviamo il dolore , fermiamo la fuoriuscita di sangue la stessa cosa si può fare abbracciando le nostre formazioni mentali.

Formazioni mentali = rabbia, paura, gelosia, collera, aggressività, delusione…

Dove ci troviamo? Dove sono le nostre emozioni? Dove si trova la paura?

Inizia la lezione: dare ascolto profondo dentro di noi …

La paura cosa causa ? Dove ci porta ? Arrotolante emozione primaria  indispensabile per sopravvivere innata in noi, avvolte indotta. Gestirla in maniera da poter essere un valore di crescita e non un energia distruttrice. Lasciare che lei gestisce noi ci rende immobili senza attività, bloccati in balia degli eventi che soprattutto in questa fase della nostra vita ci può creare disagi oltre che fisici soprattutto mentali.

 paura = energia ,  amore = energia,   rabbia = energia,   perdono = energia

Tutto è energia motore indispensabile per vivere

Semplicemente esplorando il nostro stato mentale possiamo trasformare ogni cosa, trovare quell’energia bloccata e trasformarla attraverso l’agevole consapevolezza della sua esistenza.

Esempio di meditazione : fai di questa emozione la tua FORZA –  accettare è il primo passo, quanta paura tanta energia,  riappropriamoci di questa energia SIIII , respira con consapevolezza questa energia che entra in te Nel momento in cui cerchi di cambiare qualcosa, qualsiasi cosa, la distruggi, e li che crei la sua bellezza. Si perché la  paura ha una propria bellezza… una delicatezza e una sensibilità del tutto particolari che la contraddistinguono. In realtà, si tratta di una vitalità estremamente sottile. Adesso limitati ad osservare e creare questo momento con la tua mente con tutto il tuo potenziale… non fare che la paura si impadronisca di te ma utilizza la sua bellezza. Quando si ha paura di qualcosa, ci si deve immergere in quella paura; è il solo modo utile che permette di liberarsi dalla paura.

Paura dei virus alza le tue difese

Quando viviamo momenti d’ansia e paura il nostro corpo rilascia alcuni ormoni, in particolare il cortisolo, che possono indebolire il nostro sistema immunitario. Se questa condizione di ansia persiste però possono arrivare i problemi veri. Lo stato di paura fa rilasciare il cortisolo, che non a caso è chiamato l’ormone dello stress. In realtà il cortisolo è un’arma di difesa che il nostro organismo mette in atto. Il corpo reagisce alle situazioni di stress prolungato con l’infiammazione. Il cortisone indebolisce alcuni anticorpi che provocano questa infiammazione. Quindi nel breve termine il rilascio di cortisolo è utile, ma a lungo andare ci fa entrare in una spirale che ci fa diventare più sensibili alle infezioni, sia esse di natura virale che batterica.

Necessario aumentare le endorfine, conosciute anche come “ormoni della felicità”, sono una fonte di benessere per il corpo e per la mente. Le possiamo aumentare con semplici meditazioni e yoga.

Buon lavoro a tutti  la vostra Naturopata Tiziana Buttari

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La Meditazione come pratica per la SALUTE

Non mi divulgherò in ciò che ha provato la Scienza in merito alla pratica della meditazione,
semplicemente cercherò di spiegare i benefici effettivi perchè praticati.

Cos’è la meditazione?
Consapevolezza = Capacità di essere a conoscenza di ciò che viene realmente percepito con le proprie risposte comportamentali.

Quanti tipi di meditazione ci sono? Quale la migliore?
Ci sono un infinità di meditazioni le più conosciute e praticate sono: Meditazione della Risata,Meditazione Kundalini, Meditazione Trascendentale, Meditazione Dinamica, Meditazione Vipasana,Meditazione Camminata , Meditazione Zen.

Non credo ci sia una meditazione più valida di un’altra, credo più in una meditazione maggiormente  in sintonia con noi stessi, un tempo in cui ritroviamo noi stessi in un ascolto costante.
Con una pratica di tempo (10 minuti /20 minuti) necessaria alla nostra calma interiore. Giunti alla congiunzione con il nostro Se possiamo iniziare il viaggio della nostra vera conoscenza.
Inizialmente troverete delle difficoltà nella concentrazione, specialmente quelle persone con vita e carattere frenetico, consiglio di mantenere una costante quotidiana della pratica, qualsiasi essa sia.

Gli infiniti benefici della meditazione:
Diminuzione dello stress, miglioramento della salute fisica e mentale, miglioramento del sonno, aumento delle proprie capacità personali, aumento delle facoltà mentali, sviluppa la capacità di gestire il dolore cronico, contribuisce a creare armonia nelle relazioni, ci  aiuta a comprendere l’importanza del momento presente, cioè l’unico in cui siamo in grado di sperimentare la felicità.
riduce la paura.
Quindi non resta che provare…
BUONA MEDITAZIONE A TUTTI

Naturopata Tiziana Buttari